le organizzazioni sindacali che rappresentano docenti e operatori scolastici, solo durante un’interlocuzione avuta nei giorni scorsi con il direttore scolastico territoriale di Parma e Piacenza, hanno potuto sapere che la Provincia ha inviato alla Regione Emilia Romagna “un piano” che prevede l’ipotesi di fusione degli Istituti Comprensivi Statali di Lugagnano Vald’Arda e Castell’Arquato che andrebbero a costituire un’unica istituzione che comprenderebbe ben 22 plessi scolastici:
scuole dell’infanzia di Bacedasco Basso, Rustigazzo, Lugagnano, Morfasso Vernasca, Lusurasco, Vigolo Marchese, Alseno e Castell’Arquato;
scuole primarie di Rustigazzo, Lugagnano, Morfasso, Vernasca, Castell’Arquato, Vigolo Marchese, Alseno, Castelnuovo Fogliani e Lusurasco;
scuole secondarie di 1° grado di Lugagnano, Morfasso, Vernasca e Castell’Arquato.
Non è stato nemmeno chiarito quale sarebbe la sede legale (Castell’Arquato o Lugagnano?). Le ipotesi e le proposte di riorganizzazione della rete scolastica territoriale, anche se Statale, sono di competenza degli enti locali i cui “capi” politici da queste parti, come al solito, si sono mossi senza ascoltare il parere di quanti sono stati eletti a rappresentare le categorie scolastiche e i Consigli d’Istituto, soggetti che rappresentano migliaia di persone.
Tutto nasce dalle norme finanziarie vigenti che impongono una riduzione delle istituzioni scolastiche in tutta Italia (di cui una a Piacenza e due a Parma), disposizioni rispetto alle quali per adesso la Regione Emilia Romagna ha fatto sapere di non volersi adeguare contestando un errato calcolo dei parametri, posizione che per adesso salva lo status quo.
Salvatore Pizzo, coordinatore della Gilda degli Insegnanti di Parma e Piacenza, presente all’interlocuzione con il direttore scolastico territoriale ha fatto notare: “Se il tutto servisse solo per sopprimere posti di dirigente scolastico a noi interesserebbe poco, purtroppo scelte così importanti, specie se non condivise, impattano sull’organizzazione scolastica in generale e quindi anche sul benessere lavorativo di docenti e addetti vari, con il rischio di ricadute non positive sugli incolpevoli scolari” – continua – “la buona creanza e il senso civico, se non motivi di opportunità politica, imporrebbero un sereno confronto con gli attori interessati, evidentemente questo non è nelle corde dei dirigenti e degli esponenti dei principali partiti politici piacentini che ancora una volta mortificano le categorie scolastiche”.
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